Nei Sinassari Bizantini al 14 novembre si ricorda “la memoria di Giustiniano e di Teodora, imperatori piissimi”.
Di Giustiniano si parla nella scheda propria, alla quale si rimanda per un approfondimento; in questa scheda si parla invece di Teodora sua amata moglie.
Contrariamente a quanto avveniva in Occidente, nell’Impero Bizantino le donne contavano moltissimo; potevano ricevere un’istruzione superiore e se appartenevano all’aristocrazia imperiale, potevano esercitare una considerevole influenza sulla vita politica.
In questo contesto, nonostante la rigida gerarchia, non poche donne di origine modesta, riuscirono ugualmente a salire sul trono imperiale, regnando veramente come “uomini di Stato”.
La partecipazione delle donne di casa imperiale alla politica era cosa normale, esisteva addirittura una cerimonia consacratoria; quando un imperatore decideva di prendere moglie, si procedeva all’incoronazione della sposa “prima” del matrimonio, cosicché essa diventava imperatrice, indipendentemente dallo sposo.
La sua sacra autorità non era così un riflesso di quella del marito, ma scendeva su di lei dall’alto, per una “scelta divina” pari a quella dell’imperatore.
Dopo la cerimonia di presentazione alle classi sociali dell’Impero, dignitari, esercito, popolo, che si concludeva con la corale invocazione “Dio salvi l’Augusta”, essa prendeva parte alle attività di governo; insomma non era la moglie del sovrano, ma la sua associata nella dignità imperiale e nel gestire il potere.
La grande e reale possibilità di accesso di donne di altro rango sociale anche inferiore, garantiva un ricambio generazionale attraverso i matrimoni, così le unioni circoscritte alla stessa parentela, venivano a ridursi notevolmente.
Per secoli l’Impero bizantino usufruì di queste figure di donne anche bellissime, ma inferiori di rango, le quali prescelte dall’imperatore, divenivano capaci ed abili governanti affiancando il marito, spesso superandolo in qualità.
Proprio perché la figura dell’imperatore era considerata sacra, anche le sue scelte conferivano una certa ‘sacralità’ a chi ne era l’oggetto, bastava questo per proiettare una donna dai più bassi scalini della scala sociale, fino all’altezza incredibile della ‘sacra reggia’.
L’esempio più famoso, ma certamente non l’unico, fu quello di Teodora, nata a Costantinopoli verso il 500 e figlia sembra, di un guardiano di orsi al circo cittadino di origine cipriota; lavorò fin dall’adolescenza come ballerina e mimo all’ippodromo e nei teatri di Costantinopoli.
Lo storico bizantino Procopio di Cesarea, afferma forse esagerando, che la sua condotta non era integerrima, forse influenzata dall’ambiente in cui viveva.
Da giovane seguì in Africa il giovane dignitario Ecebolo, che però dopo un certo tempo l’abbandonò; Teodora allora si rifugiò ad Alessandria, dove fu ospitata e protetta nei circoli monastici monofisiti (monofisismo, eresia che negava la doppia natura di Cristo, affermandone solo quella divina, che in quel tempo dilagava nell’impero).
Quando ritornò a Costantinopoli si dedicò a diverse attività per guadagnarsi da vivere, comunque sempre rispettabili.
Il senatore Giustiniano, nipote e futuro successore di Giustino I imperatore, la conobbe e fu affascinato dalla bellezza, dalla cultura e forza di carattere di Teodora e decise di sposarla, ma ne fu impedito dall’opposizione di sua zia l’imperatrice Eufemia; ciò si poté realizzare solo nel 525, dopo la morte della zia e dopo che Giustiniano convinse lo zio ad abolire la legge che vietava il matrimonio dei senatori con attrici e cortigiane.
Quando divenne imperatore nel 527, Giustiniano fece di lei la “basilissa”, la sovrana. Teodora fu moglie devota e con la sua risolutezza e con le sue intuizioni, contribuì fattivamente alla fioritura dell’impero bizantino sotto il regno di Giustiniano.
Partecipava ai consigli dei ministri, si occupava con energia di questioni politiche e religiose e nei momenti critici della storia dell’impero, seppe dare il conveniente e opportuno consiglio che salvò la situazione.
Influentissima sull’imperatore, lo indusse mentre era sul punto di fuggire, a resistere alla violenta interruzione ‘Nika’ nel 532, fomentata da parenti del defunto Giustino I, che erano stati estromessi dal potere, e gli salvò così il trono.
Grazie alla sua autorità eliminò dalla corte alcuni potenti avversari (tra i quali il celebre generale Belisario) e costituì un partito di devoti seguaci, tra i quali il generale Narsete; i due generali furono gli artefici delle vittorie militari contro i barbari in Africa e Occidente.
I suoi consigli orientarono Giustiniano, a favore della posizione giuridica della donna; sostenne i monofisiti, sia per convinzioni personali, sia per opportunità politica, essendo essi particolarmente forti in Siria e Egitto, cioè nelle regioni periferiche dell’Impero, più esposte agli attacchi esterni e alle pressioni separatistiche.
Le simpatie verso i monofisiti derivavano dalla gratitudine di Teodora, per la protezione ricevuta in Egitto durante i suoi giorni difficili e anche dal desiderio di rendere più moderati i loro capi.
Questa protezione e considerazione, concessa da lei e fatta concedere da Giustiniano, ha fatto sorgere dubbi sull’integrità della sua fede e perplessità per il suo inserimento nei sinassari bizantini come santa.
Ma i motivi che indussero a considerarla santa sono: il suo impegno nell’erezione di monasteri e chiese, fra le quali S. Sofia e la convocazione del V Concilio Ecumenico nel 553, da parte del marito, anche se Teodora era già morta da cinque anni; tutte le imperatrici, mogli o madri di imperatori, che convocarono Concili Ecumenici, sono iscritte nei ‘Sinassari’ come sante.
La sua vita sino alla fine, si mantenne integerrima e fedele; pur avendo circa 18 anni in meno di Giustiniano, Teodora morì a Costantinopoli nel 548, circa 18 anni prima del marito morto nel 565.
La sua iscrizione nel ‘Sinassario’, deve essere stata inserita dopo la morte del marito e insieme a lui fu perciò onorata il 14 novembre, giorno della morte di Giustiniano. In menei e sinassari più recenti, la loro celebrazione comune è posta anche al 2 agosto.
Teodora e Giustiniano, sono raffigurati con l’aureola dei santi nei magnifici mosaici bizantini della Basilica di San Vitale in Ravenna, nell’atto di portare doni alla Chiesa, seguiti da una lunga teoria di dignitari, ecclesiastici, dame ed ancelle.