Ivan Ilyitch Serghiev nasce il 19 ottobre 1829 a Soruk, paesino della sperduta provincia di Arkangelsk, in seno a una famiglia povera. Nel 1851 viene mandato all'Accademia di Pietroburgo con una borsa di studio dello stato. Si orienta decisamente verso il sacerdozio: nel novembre del 1855 viene ordinato sacerdote. Dopo poche settimane viene inviato a Cronstadt dove rimarrà per tutta la vita, in mezzo ai più poveri di quella periferia dove regnano tutte le miserie fisiche e morali di un porto militare. Padre Giovanni (Ivan) si dedica interamente e sempre più intensamente agli abitanti della sua parrocchia, specialmente quelli più poveri e più bisognosi.
Padre Ivan avverte chiaramente la necessità di rimedi più efficaci dell'elemosina. Ci vuole un'autentica rifondazione della società, la creazione di centri professionali per i giovani che marciscono nella miseria, la costruzione di case per gli anziani e per gli inabili. Padre Ivan soprattutto sa di essere portatore della Parola di Dio di cui hanno fame sia i piccoli che gli altri, quelli vinti dall'incredulità o dal progresso tecnico occidentale. Non si stanca perciò di predicare, catechizzare, scrivere, con una fede meravigliosa nella possibile azione dello Spirito Santo anche nei casi più disperati.
Gli ambienti rivoluzionari che preparano il colpo del 1905 hanno giurato di eliminarlo, trovano insopportabile l'enorme influenza di questo prete, amico dello zar, privo di docilità ed indiscutibilmente troppo conservatore, nonostante il suo spiccato senso sociale. I giornali a volte si scatenano contro di lui.
Negli ultimi anni della sua vita viene colpito da una malattia particolarmente dolorosa che lo porterà alla morte, avvenuta il 20 dicembre 1908.
Il primo novembre del 1964 la Chiesa sinodale russa dell'esilio lo ha canonizzato.
“Quando preghi, sforzati di pregare più per gli altri che per te, e durante la preghiera rappresentati vivamente tutti gli uomini, che formano un corpo con te, e ciascuno separatamente, come membro del corpo di Cristo che è anche il tuo corpo, 'poiché siete membra l'uno dell'altro'. Prega per tutti come pregheresti per te stesso, con la stessa sincerità e fervore; guarda le loro infermità come le tue stesse; la loro ignoranza spirituale, i loro peccati e le loro passioni, come cosa tua; le loro tentazioni, disgrazie e molteplici afflizioni come le tue. Tale preghiera sarà accetta con gran favore dal Padre Celeste, misericordioso Padre di tutti, presso cui 'non è accettazione di persone' né 'ombra di alterazione'; amore senza limiti che abbraccia e preserva tutte le creature”.
“Quando stai pregando per tutti gli uomini e non preghi con tutto il cuore per tutti gli uomini, allora il tuo cuore è oppresso, perché Dio non gradisce tale preghiera; ma appena tu cominci a pregare per tutti gli uomini, col cuore, ti sentirai immediatamente sollevato, poiché il Signore ascolta con misericordia tale preghiera”.
“L'insensibilità del cuore, durante la preghiera, alla verità delle parole della preghiera, procede dalla poca fede e dall'insensibilità del cuore di fronte alla propria malvagità; tutto questo, a sua volta, emana da un segreto sentimento di orgoglio. Dai suoi sentimenti durante la preghiera, l'uomo riconosce se è umile oppure orgoglioso: più viva, più ardente è la preghiera, più è umile colui che prega; più è insensibile e fredda, più egli è orgoglioso”.
“C'è che dice che se non si sente inclinazione alla preghiera è meglio non pregare; tutto ciò è tentazione carnale. Se tu preghi soltanto quando vi sei inclinato, cesserai completamente di pregare. Questo è ciò che la carne desidera. 'Il Regno dei cieli soffre violenza'. Non potrai lavorare per la tua salvezza senza sforzo”.
“Il nostro cuore muore spiritualmente ogni giorno. Soltanto una preghiera ardente e piena di lacrime lo ravviva e gli dà nuovo respiro. Se non preghiamo ogni giorno con fervore spirituale, facilmente e rapidamente moriamo nello spirito”.
“Se vuoi correggere qualcuno delle sue mancanze, non pensare di correggerlo con i tuoi mezzi: faresti soltanto del danno usando le tue stesse passioni, quali l'orgoglio e l'irritabilità che da esso proviene; ma 'getta il tuo peso nel Signore' e prega Dio, che 'scruta il cuore ei reni', con tutto il tuo cuore, perché Egli può illuminare la mente e il cuore dell'uomo. Se Egli vede che la tua preghiera respira amore e viene veramente dal profondo, Egli infallibilmente esaudirà il desidero del tuo cuore e tu dirai subito a te stesso, vedendo il cambiamento avvenuto in colui per il quale hai pregato, che è opera della destra di Dio, dell'Altissimo”.
A metà del XIX secolo la città Kronshtadt, situato su un'isola del Mar Baltico, era posto di deportazioni per quelli che per ragioni diverse fu cacciato dalla capitale - S. Pietroburgo: poveri, briganti, senzatetto. Vivevano nei grigi sotani e sporchi stamberghe, occupandosi del chiedere elemosina, della briganteria e delle rapine. I poveri lavoratori che vivevano accanto a tutta questa gentaglia, doveva accettare quel posto pieno di sporchi vizi, che aveva conseguenze pesanti soprattutto sui figli. La lotta con questa situazione precaria ha iniziato un giovane prete p. Giovanni (per il mondo Ivan Il'ic' Serghiev), nel 1855 mandato alla catedrale di Kronshtadt dedicata ad Apostolo Andrea.
P. Giovanni è nato nel 1829 da una famiglia molto povera di un sagrestano di campagna, sapeva dunque bene cosa voleva dire povertà e fame. Però in quel tempo il vivere quotidiano di una famiglia patriarcale di campagna era sacrificato ancora di un ordine interiore dato dalla Chiesa con i suoi riti liturgici. I costumi della vita ecclesiale si formavano lentamente e durante molti secoli penetravano totalmente la vita dei popoli ortodossi. Le liturgie, i riti ei sacramenti accompagnavano tutti i più importanti avvenimenti del cammino dell'uomo su questa terra e portavano con sè quelle emozioni che vestivano la vita quotidiana di una profondità sopraterrestre, di una luminosità e armonia.
I cambiamenti delle condizioni di vita nella Russia del XVIII e anzitutto del XIX secolo hanno distrutto la situazione precedente. Le enormi masse di gente sono uscite dall'ordine naturale al quale si sono abituate, e come conseguenza, molti hanno perso la fede. La loro vita quotidiana si è trasformata in giorni grigi, da una domenica all'altra. Se la vita era nella povertà, le accompagnavano inevitabilmente anche malizia e vizio.
P. Giovanni ha visto il suo compito nel fatto di aiutare a cambiare la vita proprio a quella persona cattiva e svuotata. Durante lo studio nel seminario e nell'Accademia Spirituale sognava di diventare missionario e partire per la Cina; però più cresceva, meglio capiva che la Russia esigeva da lui azioni missionarie ad un livello altissimo.
A Kronshtadt, p. Giovanni ha cominciato da quello che andava in giro tra catapecchie e parlava con i bambini. Anche gli adulti si avvicinavano da lui. Il sacerdote cercava di cambiare il rapporto della gente verso Dio e verso loro stessi. Li aiutava non soltanto con il consiglio, a volte lasciava agli abitanti dei sotani anche il suo piccolo stipendio, a volte anche le scarpe, e tornava a casa scalzo. Quando ha cominciato a insegnare la religione nel ginnasio della città, davano lo stipendio alla sua moglie, sapendo che il prete lo avrebbe distribuito ai poveri. Il suo strano comportamento suscitava scontentezza alle autorità, continuamente molestate dalle richieste di p. Giovanni a favore dei poveri. Dicevano che sovverte l'autorità dell'ordine sacerdotale, che stimola la povertà; lo deridevano, lo chiamavano pazzo. "E che mi importa a me, che mi chiamino anche pazzo" - rispondeva p. Giovanni. Sapeva verso che cosa andava. I ricordi della gente che è tornata alla fede grazie a lui, spesso finiscono con una frase del genere: "Da quel momento sono diventato uomo...", "...di nuovo ero persona".
San Giovanni di Kronstadt P. Giovanni capiva che non basta svegliare il desiderio di "diventare uomo", tale desiderio non sempre resiste davanti allo scontro con insuperabili difficoltà esterne. Per questo col tempo, quando già è diventato abbastanza famoso e gli hanno cominciato a mandare da ogni parte delle offerte per scopi di carità, p. Giovanni pensava di creare un centro di lavoro e cultura, nel quale potrebbero iniziare un lavoro normale e una vita normale gli abitanti dei "bassifondi" di Kronshtadt. Nel 1881 tale centro -"Casa-centro del lavoro" - era già terminato. Però presto l'edificio fu distrutto da un incendio.
Avendo saputo della disgrazia successa a Kronshtadt, i fedeli da ogni parte della Russia aiutarono p. Giovanni con le offerte. Grazie a queste, nel 1882 la Casa-centro fu ricostruita. Di conseguenza si è trasformato un intero paese. La loro base formavano delle botteghe, nelle quali hanno trovato lavoro migliaia di persone. Furono aperte scuole professionali per i ragazzi, le scuole di primo grado, le biblioteche, una villa di riposo fuori cittàper i bambini, un asilo per gli orfani, per i vecchi. Con le offerte dei benefattori furono fondati alcuni monasteri, venivano costruite le chiese - così grande era la popolarietà di P. Giovanni.
La sua notorietà però non era soltanto frutto del disinteresse e beneficenza. Si è reso famoso anche come grande uomo di preghiera e operatore di miracoli. Migliaia di persone si confessavano con lui. P. Giovanni non poteva fisicamente ascoltare tutti. Allora era obbligato a fare il non abituale rito della confessione generale: dopo le preghiere previste diceva la predica chiamando i peccati e invitando i penitenti alla conversione e penitenza in quelli che hanno visto e riconosciuto la loro colpa davanti a Dio e uomini. Alcuni si pentivano a voce alta, molti non potevano contenere le lacrime.
Anche la celebrazione fatta da p. Giovanni non era la solita: ai testi liturgici aggiungeva, al modo della Chiesa antica, preghiere personali che sorprendentemente corrispondevano allo spirito della tradizionale celebrazione in Chiesa. Giovanni pregava con calore, vivendo profondamente il senso delle parole pronunziate da lui. Dappertutto dove appariva, le masse di persone lo assalivano, aspettando un aiuto spirituale oppure salvezza dalla disgrazia. Sono noti centinaia di casi, quando grazie alle preghiere del Santo avevano luogo miracolose guarigioni. Si diffondevano dappertutto i racconti sulla insolita capacità di penetrare nei pensieri e sul dono di veggenza che aveva p. Giovanni.
Ecco come descriveva la sua guarigione avvenuta dopo la preghiera del P. Giovanni un ufficiale della marina, AV Nikitin, caduto nell'infanzia in una malattia grave: "La mia condizione era senza speranze. Il polso quasi non batteva più... P. Giovanni è entrato nella nostra tenda, si è avvicinato al mio letto e ha detto: Andrea! Io tutto quel tempo ero senza coscienza, però in quel preciso momento mi sono svegliato, avendo riconosciuto il nostro sacerdote e ho sorriso a lui. P. Giovanni si è messo in ginocchio davanti al letto e ha detto: Preghiamo! Tutti attorno si sono messi in ginocchio. P. Giovanni pregava insistentemente e io ripetevo dietro a lui le preghiere. Dopo P. Giovanni mi ha benedetto e ha detto dopo a mia madre: Ce la farà. Da quella notte ho cominciato a guarire in fretta, e presto ero pienamente sano".
Succedeva pero' che l'aspettato miracolo non aveniva. Succedeva anche che la gente che sfruttava la fiducia del p. Giovanni era immischiata in azioni vergognose. Questo suscitava delusione da alcuni suoi adoratori, e nell'ambiente ateista calunnie e derisioni. Però contro le esagerate speranze e cieca fede si metteva anche p. Giovanni. Ricordava che nessuno degli uomini può essere senza peccato, inclusi i preti. "Però il Signore ci ha fatti non come i santi angeli, ha fatto come vostri mediatori e servi dei sacramenti celeste gente uguale a voi, sottomessa come voi alle debolezze e ai peccati, e per questo condiscentendi verso le vostre debolezze ei vostri errori".
P. Giovanni considerava il sacramento dell'eucarestia come il centro e il senso della vita ecclesiale. Celebrava la liturgia divina ogni giorno e si comunicava quotidianamente. Con questo spiegava datagli forza di preghiera. Le guarigioni che seguivano la sua preghiera erano per lui un argomento a favore della frequente e cosciente partecipazione dei laici al sacramento dell'eucarestia, fatto che in quel tempo non era per niente abituale. Negli ultimi anni della vita di p. Giovanni di Kronshtadt (è morto nel 1908) sono successi quei grandi sconvolgimenti che hanno di conseguenza distrutto la Russia imperiale. Giovanni con dolore scriveva come svaniscono in niente tutti valori spirituali e famigliari di prima, come essi vengono sostituiti da altri valori più meschini e volgari. Il tono delle sue pubblicazioni era a volte molto tagliente riguardo a quelli che considerava distruttori della società. Giovanni convinceva con insistenza che la distruzione della Chiesa e dei valori cristiani, che accompagnava la rivoluzione, storpia le anime, le condanna alla schiavitù del male e della morte e, come risultato, porta la storia umana verso un fine terribile. La semplice gente considerava p. Giovanni come santo già durante la sua vita, però la sua canonizzazione ufficiale ha avuto luogo nel 1989. Il ricordo di s. Giovanni di Kronshtadt, operatore dei prodigi, cade il 20 dicembre (2 gennaio), nel giorno della morte del giusto.