Ben poco si conosce dei primi anni del nostro santo padre GIACOMO, arcivescovo di Serbia (1286-1292). Non sappiamo quando sia nato o da quale zona venisse o dove sia divenuto monaco prima della sua elezione ad arcivescovo. Ciò si deve alla divina Provvidenza, la quale ci permette di concentrare la nostra attenzione sugli aspetti e le opere della sua vita di arcipastore, quando venne scelto e consacrato nel 1286 come settimo arcivescovo di Serbia, sul trono di san Sava, per succedere a Eustazio I alla morte di questi, avvenuta il 4 gennaio del medesimo anno.

Per comprendere e apprezzare spiritualmente il contributo dell'arcivescovo Giacomo alla salvezza della sua gente è sufficiente leggere la valida opera dei primi tempi del medioevo serbo, Vite dei re e arcivescovi serbi di Daniele II (1324-1337), undicesimo e ultimo arcivescovo prima dell'erezione del patriarcato nel 1346. Il libro descrive la personalità dei grandi capi della Chiesa e della nazione serba del tempo e le condizioni nelle quali si trovavano a vivere e a compiere le loro gesta.

Dalle Vite dei re ed arcivescovi serbi apprendiamo che il venerabile Giacomo fu eletto arcivescovo nel quarto anno di regno di Milutin (1282-1321). La Serbia stava allora diventando uno dei più potenti stati nei Balcani, coi quali era in grado di competere per le sue attività minerarie. Con l'appoggio del fratello Dragutin, re Milutin si era imposto militarmente ai tradizionali rivali - Bisanzio, l'Ungheria, la Bulgaria e la repubblica di Ragusa -. Le vittorie di Milutin resero necessaria la creazione di molte nuove diocesi. Alcune si erano trovate, precedentemente, sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di Ohrid; altre, invece, erano nuove: quelle di Lipanj, Macva, Koncul, Branicevo, Belgrado e Skopje. Questa espansione comportò la fine di ogni progetto di ritorno dei serbi sotto la giurisdizione ecclesiastica di Roma o di Costantinopoli. Lo scenario descritto ci permette di meglio apprezzare le attività spirituali e la grandezza dell'arcivescovo Giacomo.

Egli fu uno dei generosi protettori del monastero di Studenica, fondato da san Simeone-Stefano Nemanja. Percorse il mondo bizantino sia per dotare quel cenobio di testi liturgici e canonici atti all'edificazione della vita conventuale, sia per arricchirne la biblioteca e gli archivi. L'ascetico Giacomo fu un luminoso esempio spirituale per i monaci di Studenica (e di molti altri monasteri), essendo un predicatore evangelico della "via stretta e ardua" della salvezza dell'anima e del corpo tramite la preghiera, il digiuno e la vita contemplativa dell'Ortodossia. Amava sinceramente la meditazione; patrocinava la vita cristiana, fondandola non solo sull'impegno ascetico e il servizio comunitario, ma anche sulla riflessione personale imperniata sulla vita divina della Santissima Trinità. Il suo vigoroso insegnamento e le sue omelie sugli scritti neotestamentari si basavano sull'esperienza di Gesù, che spesso, in solitudine, si rivolgeva al Padre amato. L'arcivescovo Daniele II scrive che Giacomo "agiva con sollecita santità in tutto, mettendo ogni giorno il suo talento al servizio del Signore… Ottenne l'aureola della santità per la purezza della fede e l'impegno cristiano: operò asceticamente in rapporto a ogni virtù e fu proteso a sempre maggiore perfezione, condusse vita onorata e giusta, protesse il povero, mantenne la Chiesa nel bene e si prodigò per la buona speranza delle future generazioni". Questo santo visse esclusivamente per la gloria del Vangelo di Cristo: i suoi occhi erano sempre volti al giorno senza tramonto, all'avvento del regno eterno di Gesù.

I patimenti non mancarono di coinvolgere Giacomo al tempo della sua missione di arcivescovo. Nel 1290 i bulgari, nel corso dei loro saccheggi, assalirono il monastero di Zica, dando alle fiamme numerose immagini, danneggiando molte delle iconografie e degli affreschi della chiesa principale dedicata a Cristo Salvatore. Questa aggressione fornì a Giacomo l'opportunità di essere spiritualmente vittorioso contro le opere del demonio. Durante il violento attacco al monastero di Zica egli e diversi capi ecclesiastici e militari si recarono a Kraljevo, vi liberarono i monaci e, riesumate le reliquie del santo predecessore Eustazio I (1279-1286), le portarono in salvo. Per tale eroico gesto, il suo discepolo spirituale Dragoman scrisse che "delle molte azioni divine compiute da Giacomo, questa - la liberazione dei monaci e il recupero delle reliquie di Eustazio I - lo rivela come un grande gerarca e un servo di Cristo: un nostro santo padre". Oltre ad essere una guida evangelica dei territori serbi che avevano conosciuto, ai suoi tempi, un ampliamento, oltre ad essere un amante della pace, un difensore dei poveri e un gioiello della vita ortodossa di meditazione, egli può, davvero, essere definito un eroe della fede di san Sava e della santa Chiesa di Cristo.

Dopo sei anni vissuti santamente come arcivescovo di Serbia (1286-1292) al servizio del suo Dio e della Chiesa ortodossa, si addormentò in pace nel Signore il 3 febbraio 1292. Ebbe onorata sepoltura nel monastero di Pec; in quello di Orahovica si trova una sua immagine - in un affresco - che lo rappresenta come un amoroso e devoto arcipastore del gregge di Cristo.

“Santo padre Giacomo, hai combattuto la buona battaglia, sottomettendoti al Signore in totale rinuncia ai tuoi voleri, per l'edificazione della Chiesa e dei suoi fedeli. Prega, o sublime contemplativo, il Cristo, nostro vero Dio, per noi, miserabili peccatori, affinché abbiamo il medesimo zelo, la medesima forza e il medesimo amore per lui e la sua santa Chiesa: a Cristo spettano gloria, onore e adorazione, assieme al Padre suo senza principio e allo Spirito vivificante, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen”.

KONTAKION Tono 1

Hai amato la vita contemplativa * e mostrato che tutte le cose passano. * Senza uguale è il tuo amore per il tuo popolo * che hai condotto ad eccellere nella virtù. * Avendo così ottenuto la corona della santità, prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.




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