San Nilo era il governatore di Costantinopoli sotto Teodosio I il Grande. Intorno all'anno 390, giunse a un accordo con la moglie per lasciare Costantinopoli e ritirarsi nei monasteri dell'Egitto. San Nilo, onorato con la dignità del sacerdozio, nel 430 rese la sua anima a Dio, lasciando di se alcuni trattati ascetici pieni di saggezza.
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Il santo monaco Nilo il digiunatore era nativo di Costantinopoli. Visse durante il V secolo ed è stato allievo di San Giovanni Crisostomo. Avendo ricevuto una fine educazione, quando era ancora giovane fu nominato prefetto della capitale. Durante questo periodo Nilo era sposato ed ebbe anche dei figli. Ma i fasti della vita di corte turbavano la coppia. San Giovanni Crisostomo esercitò una grande influenza sulla loro vita e le loro aspirazioni. I coniugi decisero di separarsi e dedicarsi alla vita monastica. La moglie e la figlia di Nilo decisero di entrare in uno dei monasteri femminili in Egitto, e Nilo e suo figlio Teodulo andarono al Sinai, dove si stabilirono in una grotta scavata con le proprie mani. Per quarant’anni questa grotta servì come dimora di Nilo. Con il digiuno, la preghiera e le opere, il monaco raggiunse un alto grado di perfezione spirituale. Cominciò a venire a lui gente di ogni rango sociale e occupazione - dall’imperatore fino al contadino -, trovando ognuno consiglio e conforto dal santo. Nella solitudine Nilo scrisse molto. Si conosce una sua lettera in cui fa una accesa denuncia dell’imperatore Arcadio, che aveva esiliato San Giovanni Crisostomo. E note sono le sue opere ascetiche, composte in una forma perfetta, profondamente ortodosse, e piene di senso sincero e pensiero chiaro.
Nilo subì molte disgrazie nel deserto. Come, ad esempio, quando i Saraceni catturarono il figlio Teodulo, che avevano intenzione di offrire in sacrificio ai loro dèi pagani. Attraverso le preghiere del santo il Signore salvò Teodulo, e il monaco lo trovò con il vescovo di Emessa, che aveva riscattato il giovane dai barbari. Questo vescovo quindi li ordinò entrambi presbiteri. Dopo la chirotonia tornarono al Sinai, dove vissero insieme in ascesi fino alla morte di Nilo.
Nilo è un nome diffuso in Oriente. Si contano ventuno scrittori con questo nome. Nei secoli i copisti li hanno confusi, ed è difficile stabilire quali scritti appartengano al più celebre di essi, San Nilo del Sinai. Molti scritti di San Nilo non riflettono l’esperienza della vita eremitica, ma quella cenobitica; si attribuiscono all’omonimo superiore di un monastero presso Ancyra nella Galazia, morto verso il 430. La critica più recente inclina a rivendicare ad Evagrio il Pontico vari scritti riportati col nome di Nilo nel Vol. 79 della patrologia greca del Migne. Così il celebre Trattato sulla preghiera, Migne 79, 1165-1200, dal quale prendiamo i testi che seguono, è da attribuirsi ad Evagrio.
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